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In Israele il traffico delle schiave del sesso
continua indisturbato

di Christopher Bollyn
10 dicembre 2002

[l'originale è qui ]
Un'inchiesta del parlamento israeliano ha scoperto che migliaia di donne non ebree rimangono schiave in Israele nell'industria del sesso nell'impunità dei trafficanti che operano questa tratta.
Il Dipartimento di Stato degli USA tuttavia, essendo in gioco miliardi di dollari in aiuti elargiti dagli Stati Uniti a Israele, dichiara che Israele sta facendo "sforzi significativi" per stroncare la tratta di esseri umani.

Aggiornamento: gli articoli notiziari riportano che in Israele il traffico di schiave del sesso cresce invece di essere soffocato. Nel 2005 ad esempio:

In Israele il traffico del sesso è in aumento
In quattro anni 3.000-5.000 donne introdotte di nascosto in Israele

GERUSALEMME, 23 marzo 2005
http://www.cbsnews.com/stories/2005/03/23/world/main682673.shtml

Molti scartano il problema delle schiave del sesso sostenendo che non li riguarda perché gli unici a caderne vittima sono le persone stupide o mentalmente malate.

Ci sono tuttavia prove schiaccianti che i clienti delle schiave del sesso sono talvolta promossi ai vertici del governo, dei mezzi di comunicazione di massa, dei militari e delle attività commerciali, dando in tal modo a Israele il controllo sulla nostra nazione. La questione di tali ricatti riguarda tutti noi.

Coloro che hanno acquistato Johnny Gosch e gli altri due ragazzi ritratti in questa fotografia avevano a disposizione molti soldi; potrebbero essere quindi membri influenti della società statunitense.


Nel 2001 miliardi di dollari di aiuti devoluti dagli Stati Uniti a Israele furono a rischio quando quella nazione venne inserita nella lista nera del Dipartimento di Stato degli USA in quanto agevolava la tratta delle schiave omettendo di impegnarsi in "sforzi significativi" per eliminare il traffico di esseri umani. Nonostante tuttavia la condanna che criticava il governo israeliano lo stato ebraico per essere lassista nei confronti dei trafficanti che lascia impuniti, il Dipartimento di Stato ha rivisto la condizione dello stato di Israele, eliminando la possibilità di sanzioni significative.

Nell'ambito del Trafficking Victims Protection Act(2000) [letteralmente, Legge per la protezione delle vittime della tratta di esseri umani], che inizia con la relazione del 2003, agli stati che non fanno "sforzi significativi" per fermare il traffico di esseri umani verranno revocati gli aiuti non-umanitari non pertinenti agli scambi commerciali.

Il Dipartimento di Stato degli USA afferma che il governo di Israele, anche se continua a non soddisfare i requisiti minimi per l'eliminazione di tale traffico, sta "compiendo notevoli sforzi" in materia.

"Israele," ha dichiarato il segretario di Stato Colin L. Powell il 5 giugno, quando è stata pubblicata questa relazione del 2002 favorevole a Israele sul tale traffico, "ha collaborato con noi per rafforzare significativamente i loro sforzi atti a contrastare tale traffico."

"Israele," ha aggiunto Nancy Ely-Raphel dell'Office to Monitor and Combat Trafficking in Persons [letteralmente, Ente osservazione e contrasto della tratta degli esseri umani], ha "perseguito energicamente varie iniziative atte a contrastare questo traffico dopo la pubblicazione avvenuta l'anno scorso della prima relazione su tale questione."

Sei mesi più tardi, tuttavia, una commissione parlamentare speciale israeliana esaminando la questione della tratta delle schiave in Israele contesta le affermazioni fatte dagli alti funzionari del Dipartimento di Stato degli USA. La relazione speciale ha rivelato che "3.000 donne sono vendute ogni anno all'industria del sesso di Israele; le relative transazioni finanziari ammontano a un volume annuo di 1 miliardo di dollari", secondo quanto riportato dal quotidiano israeliano Ha'aretz.

Questa relazione descrive il settore del sesso in Israele come una "forma moderna di schiavitù."

Secondo il Jerusalem Post la maggior parte delle schiave sono vendute ai proprietari di circa 250 bordelli nella zona di Tel Aviv. Ha affermato anche che ci sono circa 300-400 bordelli coinvolti nel commercio israeliano delle schiave del sesso.

Le vittime che rimangono intrappolate nell'industria del sesso "subiscono maltrattamenti fisici ed emotivi, stupri, minacce contro di sé e la propria famiglia, il sequestro del passaporto, e la costrizione fisica", secondo una descrizione del Dipartimento di Stato.

Le donne, in gran parte dalle repubbliche dell'ex Unione Sovietica, di solito sono introdotte illegalmente [in Israele] dai trafficanti che promettono loro posti di lavoro regolari. Il rapporto afferma che le frontiere con l'Egitto dovrebbero essere sorvegliate meglio, facendo un'affermazione discutibile secondo cui è lungo quel confine che le donne vengono fatte entrare illegalmente nel paese.

Dato che i controlli di frontiera di Israele sono tra i più serrati al mondo, è altamente improbabile che migliaia di donne possano penetrare nel paese "clandestinamente," all'insaputa e senza la condiscendenza delle più alte autorità di quel paese.

Una volta entrate in Israele, le donne sono vendute e costrette a lavorare nell'industria del sesso e, sempre stando al rapporto in questione, ricevono dai 25 ai 30 dollari per cliente, di cui il protettore si prende tra l'80 e il 90 per cento. Le donne sono costrette a lavorare 12 ore al giorno, sei o sette giorni alla settimana e ricevono una media di 10 a 15 clienti al giorno, sempre secondo tale rapporto.

Testimonianze fornite dinanzi alla commissione parlamentare israeliana da queste persone - minori compresi - messe a lavorare nell'industria del sesso forniscono i dettagli sul maltrattamento e sugli aspetti criminali di questa tratta. Alle donne, dopo essere state acquistate, viene confiscato il passaporto che dovranno poi "riacquistare" per riottenere la libertà, subendo, sempre secondo quel rapporto, minacce continue, coercizione e stupri.

Secondo le attuali procedure applicative della legge israeliana, la maggior parte dei tentativi di perseguire questi trasgressori finisce con patteggiamenti e condanne leggere a lavori di comunità o brevi pene detentive. La relazione afferma che gli sforzi attuali da parte di Israele di far rispettare la legge contro lenoni e trafficanti di schiave sono "insufficienti."

Il giornale [israeliano] Ha'aretz scrive che i giudici israeliani non emettono condanne severe contro i mercanti di schiave condannati. Il rapporto in questione afferma che, anche se il massimo della pena è di 16 anni di reclusione, i giudici si fanno beffa delle leggi. La condanna a detenzione più lunga emessa nei confronti di un trafficante di schiave del sesso è stata a quattro anni; la maggior parte delle condanne comunque non superano i 18 mesi. La polizia israeliana non persegue i massimi vertici dell'industria del traffico delle schiave del sesso, sempre secondo quanto scrive Ha'aretz. La maggior parte dei rinvii a giudizio sono rivolti ai lenoni di basso rango.

Zehava Gal-On, il presidente della commissione, ha detto che il sistema giuridico israeliano non ha i mezzi necessari per agire da deterrente nei confronti dei trafficanti. E ha aggiunto: "Quando i trafficanti arrivano in tribunale ottengono condanne miti."

Gal-On ha affermato che in Israele, da quando questa nazione è stata inserita nella "lista nera" del Dipartimento di Stato come un luogo in cui "tratta delle bianche" prosperato, c'è stato qualche miglioramento.

In Israele la legge contro il traffico [di schiave del sesso] rimane fondamentalmente lacunosa perché, come tutte le leggi israeliane, contempla due pesi e due misure diversi per gli ebrei e per i non ebrei. Secondo il compianto Israel Shahak, un esperto israeliano che ha esposto questo doppio sistema di valutazione presente nel diritto israeliano, in base alla "razzista definizione" delle leggi ebraiche, "tutte le donne nate non-ebree sono automaticamente considerate 'prostitute'."

L'American Free Press (*) ha chiesto all'ufficio del Dipartimento di Stato che si occupa del traffico di esseri umani perché lo stato di Israele era stato rivisto dal momento che non ci sono prove che sia stato fatto un qualche sforzo significativo per fermare il traffico degli esseri umani.

"Israele è uno degli stati del Medio Oriente in prima fila," ha detto un funzionario che ha chiesto di rimanere anonimo, "nel cercare di ripulire il proprio operato." Il funzionario ha detto che nessuno avrebbe parlato ufficialmente su questo tema.

Interrogato sul trattamento razzista contemplato nel diritto in Israele che prevede due pesi e due misure, il funzionario ha detto che "Il colore della legge" potrebbe essere qualcosa che potrebbero essere interessati a vedere cambiato.

(*) Questo articolo è stato scritto quando Chrispher Bollyn lavorava per l'American Free Press, prima che si rendesse conto che si trattava di un giornale manovrato dagli ebrei criminali.

Importante:

Christopher Bollyn e famiglia sono MIA (*)

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Nota: non so che fine facciano i soldi che donate a Bollyn, sia direttamente, che acquistando il suo libro! Christopher scriveva articoli gratis, finanziandosi con la vendita del suo libro per bambini ABC book e con le donazioni. Il suo bellissimo ABC book è descritto qui .

Fate circolare i collegamenti telematici ai suoi articoli e cercate di trovare più persone che si uniscano a noi nella nostra lotta per esporre la corruzione. Non permettere "loro" di eliminarci tutti! Mostrate che tutto ciò vi importa!

(*) MIA, ovvero "Missing in Action", si traduce in "disperso in un'azione di guerra."