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Nota di Eric Hufschmid

Il seguente articolo pubblicato da Haaretz è stato cancellato o spostato; una volta lettolo, potete capire perché qualcuno ha fatto pressione su quel giornale perché fosse rimosso.

20 ottobre 2007

[l’originale è qui ]



Prendere in giro le vittime (*)

di Aryeh Dayan

30 giugno 2004

[l’originale è qui ]


Negli anni 1940 e 1950 decine di migliaia di immigrati [in Israele] sono stati sottoposti a un trattamento a base di radiazioni contro la tigna, e oggi, 60 anni dopo, stanno ancora combattendo per ottenere i risarcimenti dallo stato per la malattia che si dice essere conseguenza di quel trattamento.

Nel programma nazionale israeliano, la faccenda della tigna [nel testo, ringworm affair] si accompagna a quella dei bambini yemeniti (alcuni dei quali, secondo le accuse, furono rapiti e fatti adottare) e lo spruzzamento dei nuovi immigrati con l’insetticida DDT. Al pari di quelle faccende, è un simbolo dell’atteggiamento arrogante e ostile dell’apparato veterano ashkenazita (ovvero degli ebrei di origine europea) negli anni 1950 verso i nuovi immigrati provenienti dai paesi arabi. E al pari di quelle faccende, questa rifiuta di scemare.

Dieci anni dopo la legislazione della legge finalizzata all’eliminazione del risentimento provocato dalla faccenda della tigna, pare che stia per scoppiare nuovamente, e che ancora una volta le vittime stiano per intraprendere una battaglia, affermando che non solo lo stato paga per il risarcimento dei danni una cifra irrisoria, ma impedisce anche a quelle somme di denaro di raggiungere una grossa frazione delle vittime. Naturalmente, allo stesso tempo ci sarà un rinnovo del dibattito aspro sui limiti delle responsibilità del governo israeliano per ciò che 50 anni fa è stato definito come una campagna medico-umanitaria di cui avrebbero beneficiato gli olim (i nuovi immigranti in Israele) provenienti dai paesi arabi, e che si è conclusa in una tragedia umanitaria terribile.

La campagna di irraggiamento con radiazioni voluta dal governo iniziò alla fine degli anni 1940, quando nel paese si sollevò la paura dello scoppio di una epidemia di tigna, una malattia cutanea che si sviluppa alle radici dei capelli e si diffonde velocemente tra i bambini che vivono in condizioni di sovraffollamento e in condizioni igieniche scarse. Il pregiudizio dell’apparato al comando nei confronti degli immigrati mizrahi (gli ebrei originari dell’Africa Settentrionale e del Medio Oriente) ha contribuito a intensificare sia questa paura che i mezzi utilizzati per risolvere il problema.

Alti esponenti del ministero della salute e dei corpi medici dell’Israel Defense Forces [la forza di difesa israeliane, ndt] hanno deciso una vasta campagna di trattamento e prevenzione che includeva trattamenti con radiazioni alle testa per i bambini fino all’età di 15 anni immigrati dai paesi arabi. Complessivamente, circa 100.000 subirono questi trattamenti.

A un certo punto di questa campagna, che durò fino al 1960, fu deciso anche di spostare le macchine per la produzione di radiazione nei campi di transito dell’Agenzia ebraica per Israele a Marsiglia e in altri posti in Europa, e procedere lì con i trattamenti, mentre i bambini erano ancora in transito dall’Africa Settentrionale a Israele. Il mondo medico al tempo, perfino fuori da Israele, era ancora ignaro del danno futuro provocato da questi trattamenti a base di radiazioni; la connessione tra tali trattamenti e il cancro e altre malattie fu scoperto solo anni dopo.

Molti hanno testimoniato che quella campagna di irraggiamento con radiazioni provocò seri danni emotivi ai bambini. Senza nessuna spiegazione, venivano portati nelle cliniche dove ebbero i capelli rasati, i capelli rimasti rimossi con cera calda, e le radici eliminate con i raggi X.

Il numero esatto di israeliani che hanno sofferto per vari tipi di cancro a causa delle radiazioni usate contro la tigna non è noto. Il professor Baruch Modan, che ha indagato la questione quando era capo del Dipartimento di epidemiologia clinica al Centro medico Sheba a Tel Hashomer, tuttavia, oltre 30 anni fa ha scoperto che il loro numero era più del doppio della media nella popolazione in generale. Quei trattamenti provocarono molte altre malattie: sterilità, perdita dei denti e dei capelli, ferite serie e brutte al cuoio capelluto e ad altre parti del corpo. Secondo le stime più recenti, decine di migliaia di persone si sono ammalate di cancro o di altre malattie a causa di quella campagna di irraggiamento con radiazioni.

(*) Il titolo originale, Running rings around the victims, letteralmente significa “Fare andare i cerchi alle vittime,” con un gioco di parole che fa riferimento ai cerchi della tigna, ndt.



Responsi contraddittori

Per decenni, il governo si è rifiutato di ammettere qualsiasi responsibilità legale o morale per quella campagna di irraggiamento con radiazioni. Nel 1994, il governo ha cambiato posizione per la prima volta, passando una legge originata da MK Amir Peretz, per risarcire le vittime dei trattamenti contro la tigna. Questa legge stabiliva un modesto risarcimento economico a chiunque avesse subito il trattamento con radiazioni contro la tigna nella sua infanzia, e che si fosse ammalato da adulto di una forma severa di cancro. Passando questa legge, il governo in effetto ha riconosciuto la connessione tra il cancro e i trattamenti a base di radiazioni somministrati dallo stato.

Le due istituzioni statali responsabili dell’implementazione di quella legge — il ministero della salute e l’istituto di assicurazione nazionale [nel testo, National Insurance Institute] [nel seguito, NII] — hanno emesso responsi contraddittori a proposito del numero di vittime riconosciute come aventi diritto al risarcimento. Il ministero della salute, responsabile sia dello stabilire chi ha diritto al risarcimento che quale sia la percentuale di invalidità riconosciuta, parametro questo che determina la somma del risarcimento, dice che gli aventi diritto sono “circa 13.500,” e che circa 13.000 hanno fatto domanda di risarcimento. L’NII, che ha la responsabilità effettiva di provvedere ai pagamenti, dice che il numero degli aventi diritto è di “circa 11.000.” Il ministero della salute ha dichiarato inoltre che circa 10.000 richieste sono state negate e che la discussione dei casi di 7.500 richieste aggiunte non si è ancora conclusa. L’ufficio del portavoce dell’NII dice che all’ottobre 2003, “l’NII ha pagato alle vittime del trattamento contro la tigna somme una tantum e indennità per un ammontare di 640 milioni di NIS” (*).

Coloro a cui è stata riconosciuta una invalidità tra il 5 percento e il 39 percento sono intitolati a ricevere una somma una tantum di 1.218 NIS per ogni punto percentuale di invalidità. Coloro che hanno oltre il 40 percento di invalidità riceveranno una indennità mensile oltre alla somma una tantum. Tale somma sarà di 50.000 NIS se la commissione gli ha riconosciuto un’invalidità tra il 40 percento e il 74 percento, e 100.000 NIS per invalidità maggiori. L’indennità mensile per coloro a cui è stato riconosciuto il 100 percento di invalidità sarà il 25 percento del salario nazionale medio, ovvero circa 1.800 NIS; tale somma sarà ridotta nel caso di abbassamento della percentuale di invalidità.

“È un risarcimento davvero minimo: direi che è un insulto aggiunto al danno,” dice il legale Yadin Yaron, che rappresenta molte vittime del trattamento contro la tigna. “Tutti coloro che hanno un’invalidità inferiore al 40, ovvero la maggioranza di coloro che hanno ricevuto un risarcimento, ha ricevuto un pagamento una tantum quasi assurdo. Solo qualcuno che soffre di tumore al cervello o di tumori multipli ha avuto riconosciuto oltre il 40 percento di invalidità.” Le statistiche dell’NII indicano che solamente il 27 percento degli aventi diritto — 3.000 degli 11.000 — hanno ricevuto un’indennità a cadenza regolare.

E perché sono state determinate somme così basse da essere ridicole? A quanto pare lo stato sapeva come sfruttare il fatto che le vittime dei trattamenti a base di radiazioni avevano poche probabilità di vincere le cause legali. “Quindici anni fa, prima che la legge passasse, un gruppo numeroso di vittime di quelle radiazioni si sono rivolte a me perché indagassi la possibilità di fare causa allo stato per negligenza medica,” ha detto Yaron. “Dopo aver esaminato la questione, sono giunto alla conclusione che quei trattamenti a base di radiazioni erano stati condotti secondo ciò che era la pratica comune nel mondo medico del tempo, e che non c’era possibilità di vincere una causa legale per negligenza. Dato che credevo che ciononostante lo stato avesse un obbligo morale molto grande verso quelle persone, ho suggerito che facessero causa contro lo stato per danni morali.” Il processo legislativo è iniziato immediatamente dopo aver fatto causa in quell’occasione. La sua conclusione, che ha stabilito quelle somme modeste, ha messo fine alla discussione della causa legale.

Lo scopo della legge era mettere fine al risentimento provocato dalla faccenda della tigna, ma a giudicare da una lunga serie di indicatori, che si sono moltiplicati nei mesi recenti, ciò non è successo. Un’associazione di vittime di quelle radiazioni sta per intraprendere una battaglia pubblica, affermando che il ministro delle finanze si è sforzato per molti anni di ridurre le indennità, che già erano basse, e di svuotare la legge di ogni contenuto. Gli avvocati che stanno gestendo le cause legali delle vittime affermano che il ministro della salute ha ceduto al ministero del tesoro, provocando un notevole rallentamento nel lavoro delle commissioni mediche in cui si discute delle domande di risarcimento, e facendo ostruzionismo sia legale che burocratico nel cammino dei querelanti. Nei tribunali del lavoro in tutta la nazione, che per legge sono autorizzati a discutere i ricorsi in appello per le decisioni delle commissioni mediche, c’è stato un aumento nel numero di coloro che sono ricorsi in appello contro la negazione di quelle richieste di indennizzo o contro le somme molto modeste stanziate per loro come risarcimento.

“Durante i primi anni, la legge è stata implementata in un modo più o meno accettabile, ma dal 2000 o dal 2001, tutto è cambiato in peggio,” ha detto Malka Cohen-Gilboa, l’avvocato della Association of Ringworm Radiation Victims [letteralmente, Associazione delle vittime delle radiazioni per la tigna]. Secondo la legge, coloro che hanno fatto richiesta di risarcimento devono presentarsi prima davanti a un “commissione di esperti” che determina se c’è una connessione diretta tra la malattia della persona e i trattamenti a base di radiazione ricevuti. “In anni recenti,” dice Cohen-Gilboa, “la commissione di esperti ha fortemente aumentato la richiesta di prove per questa connessione. Nel passato credevano a quelli che si rivolgevano loro: oggi chiedono loro di portare documenti e testimoni che dimostrino che hanno ricevuto quei trattamenti di radiazioni. Il problema è che nessuno di loro ha documenti, e gli unici testimoni erano i loro genitori, i quali, nella maggioranza dei casi, non sono più in vita.”

Coloro che vengono riconosciuti dalla commissione di esperti come aventi diritto a un risarcimento sono mandati di fronte a un'altra commissione, una “commissione medica,” il cui lavoro è decidere la percentuale di invalidità, il che determina l’ammontare del risarcimento. “Fino a tre anni fa, le percentuali di invalidità erano stabilite in modo molto generoso, con grande considerazione,” dice Yaron. “Il ministero del tesoro sembra mettere una forte pressione sulla questione.” Se nel passato trascorrevano in media dai tre ai quattro mesi tra il momento in cui veniva fatta la causa legale a quello in cui aveva luogo la discussione, si lamenta Yaron, oggi il procedimento impiega circa un anno e mezzo.

(*) Il NIS indica il nuovo siclo israeliano, ovvero la valuta attuale in Israele, ndt.


L’istituto non è stato fondato

Nel passato, ha detto Yaron, sono state assegnate anche percentuali di invalidità nei casi di ferite provocate dal trattamento a mezzo di radiazioni, e per macchie e altri danni al cuoio capelluto. Oggi questo genere di cose non vengono prese in considerazione. L’articolo 7 della legge stabilisce che il ministero della salute, “creerà un istituto nazionale per lo studio della questione della tigna e delle relative azioni da intraprendere,” il cui compito includerà “individuare, catalogare, e documentare coloro che hanno sofferto per la tigna e hanno subito un trattamento a base di irraggiamento di radiazioni,” e “stabilire un sistema di diagnosi precoce delle malattie sviluppate dai pazienti trattati con radiazioni.”

Le ricerche condotte da tale istituzione, è stato spiegato quando è passata quella legge, avrebbero affrontato anche le questioni delle scoperte delle connessioni tra trattamenti a base di radiazioni e altre malattie (oltre al cancro), in modo da poter aggiungere tali malattie alla lista di quelle che intitolano le persone ad avere diritto al risarcimento.

Dieci anni dopo l’entrata in vigore di quella legge, quell’istituto non è stato ancora creato, e la lista delle malattie non è mai sta allungata. “Parecchi anni fa, Nissim Dahan, a quel tempo ministro della salute, firmò un ordine che aggiunse le crescite benigne nella tiroide alla lista delle malattie,” ha detto Yaron. “Il ministero del tesoro non approvò quell’ordine.”

Cohen-Gilboa: “Nel 1974, il professore Modan dimostrò la connessione tra quei trattamenti a base di radiazioni e tumore al seno, ma il tumore al seno non è ancora stato inserito nella lista. Nel passato, punti percentuali di invalidità venivano assegnati anche per stati di tensione emotiva; ora non più. Per anni abbiamo chiesto il pagamento per le parrucche, che molti di noi sono stati costretti a indossare per 50 anni. Non è stato fatto nulla.”

Il legale Zvi Regev, il cui studio legale Hadera rappresenta dozzine di vittime di quelle radiazioni, afferma che ai querelanti era richiesto di presentarsi alla commissione di esperti senza essere rappresentati da un avvocato, e venivano chieste loro domande a trabocchetto, come per esempio, se i trattamenti a base di radiazioni facevano male. “Ai querelanti che davano una risposta positiva, la richiesta veniva negata. Questa domanda era a trabocchetto perché quei trattamenti non provocano dolore, ma rimuovere i capelli con la cera è parecchio doloroso.” Ha aggiunto: “Non è chiaro come si aspettino che un uomo di 60 anni che ha subito quei trattamenti a base di radiazioni 50 anni prima, da bambino, possa fare questa precisa distinzione.”

Il ministero della salute si è rifiutato di produrre una risposta formale su queste affermazioni, dicendo che la questione ora è stata inoltrata alla corte suprema. Un alto funzionario del ministero, che ha chiesto di restare anonimo, ha detto che il ministero e le sue commissioni stanno operando secondo la legge.

Nessun diritto di sapere?

“Se il ministero della salute mi avesse informato 15 o 20 anni fa che ero stata sottoposta a trattamenti a base di radiazioni contro la tigna,” ha detto Batsheva Gadassi, “forse avrei potuto salvarmi la vita.” Recentemente, la Gadassi, 54enne, si è ammalata di una forma grave di cancro, per il quale ha accusato il ministero della salute di non averla informata in tempo del fatto che il suo nome era incluso nel cosiddetto “documento Modan” — una lista preparata 35 anni fa che includeva i nomi di 12.000 dei circa 100,000 che hanno ricevuto quei trattamenti a base di radiazioni.

Da quando quella lista è stata compilata, il ministero si è rifiutato di avvisare coloro i quali avevano il nome riportato in essa. La Gadassi ha fatto appello alla corte suprema richiedendo che il ministero facesse altrimenti. “È qualcosa che ormai non mi sarà più di aiuto,” ha detto, “ma voglio salvare le vite di altri.”

La Gadassi nacque nel 1950 nel moshav Shtulim da genitori emigrati in Israele dallo Yemen l’anno prima. Ha detto che nell’estate del 1957 tutti i bambini del moshav furono portati ad Haifa con la scusa che sarebbero andati in un campo estivo. “Ci prelevò un grosso camion. Sulla via per Haifa cantammo e giocammo felicemente, ma al momento del nostro arrivo al campo di Sha’ar Ha’aliyah, vicino ad Haifa, iniziarono i maltrattamenti. Ci portarono in una clinica, ci spalmarono sulla testa una sostanza, ci strapparono via i capelli, e ci sottoposero a trattamenti a base di radiazioni. Tornammo a casa pelati e feriti, sia fisicamente che emotivamente.”

Per questa donna, quell’evento fu tanto traumatico da averlo rimosso completamente dalla memoria per decenni. Qualche mese fa se lo è ricordato, fino all’ultimo dettaglio, quando è andata a sottoporsi a trattamenti a base di radiazioni contro il cancro che ha sviluppato alla gola e che le mette a repentaglio la vita. Quando ha fatto causa al ministero della salute, ha scoperto per la prima volta che il suo nome era incluso nel documento Modan.

Tutti i ministri della salute e tutti i direttori generali del ministero che hanno prestato servizio da quando è stata compilata quella lista si sono opposti alla richiesta di avvisare coloro che avevano il nome in quella lista. Tra gli oppositori c’era lo steso professor Baruch Modan che stilò la lista e che successivamente ha prestato servizio come direttore generale negli anni 1980. Il ministero della salute spiega che il documento Modan è “solo un documento per scopi di ricerca,” e che non c’è certezza che tutti quelli il cui nome appare in essa siano stati sottoposti effettivamente a trattamenti a base di radiazioni. Inviare avvisi a tutti loro è passibile di pena per avere “seminato panico non necessario” senza essere efficaci dal punto di vista medico, perché è dubbio che qualcuno [avvisato] riuscirà a impedire lo sviluppo del cancro. Ma il ministero insiste che la lista non è segretata: chiunque chieda di sapere se il proprio nome ne fa parte, otterrà una risposta immediata.