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Agenti dei servizi segreti europei dicono che i terroristi del Medio Oriente devono avere avuto il supporto di una nazione

di Christopher Bollyn

  16 dicembre 2001


[l’originale è qui ]

Esperti dei servizi segreti europei bollano la “guerra al Terrorismo” di George W. Bush come un inganno e rivelano la realpolitik [ovvero il pragmatismo politico, ndt] sottostante il bombardamento dell’Afghanistan.


BERLINO — In Germania, in cui i piani per l’Afghanistan erano già discussi nel luglio [2001] e in cui molti dei “dirottatori arabi” hanno vissuto e studiato, alcuni esperti di servizi segreti sostengono che l’attacco terroristico dell’11 settembre non potrebbe essere stato compiuto senza il supporto del servizio segreto di una nazione.

Eckehardt Werthebach, ex-presidente del servizio segreto interno della Germania, il Verfassungsschutz, ha detto all’American Free Press (*) che “la precisione mortale” e “la pianificazione di tale entità” sottostanti quell’attacco devono avere richiesto “anni di pianificazione.”

Un’operazione tanto sofisticata, ha detto Werthebach, richiede l’“intelaiatura fissa” di un’organizzazione di servizi segreti di una nazione, qualcosa che non si trova in un “gruppo sciolto” di terroristi quali quello che si presume guidato da Mohammed Atta mentre studiava ad Amburgo.

Ci devono essere stati molti individui coinvolti nella pianificazione di un’operazione del genere; Werthebach ha fatto notare inoltre che l’assenza di fughe di notizia è un’ulteriore indicazione che quell’attacco era “un’operazione organizzata da uno stato.”

Andreas von Bülow (**) ha servito nella commissione parlamentare che sovraintende ai 3 rami del servizio segreto tedesco quando era un membro del Bundestag (il parlamento tedesco) dal 1969 al 1994; ha scritto inoltre il libro Im Namendes Staates (letteralmente, Nel nome dello stato) sulle attività criminali dei servizi segreti, inclusa la CIA.

Von Bülow ha detto all’American Free Press di credere che regista degli attacchi dell’11 settembre fosse il servizio segreto israeliano, il Mossad. Questi attacchi, ha detto, sono stati perpetrati per volgere l’opinione pubblica contro gli arabi e per fare aumentare molto e repentinamente le spese militari e per la sicurezza.

“Quelli ai livelli alti non si vedono,” ha detto von Bülow, referendosi alla “struttura dell’architettura,” ovvero le menti che hanno ordito un attacco terroristico del genere. A questo livello, ha affermato, l’organizzazione, quale il Mossad, responsabile della pianificazione è interessata principalmente a influenzare l’opinione pubblica.

Coloro che pianificano l’architettura usano individui corrotti sul genere “gun for hire” (***) quali Abu Nidal, il terrorista palestinese che von Bülow definisce “uno strumento del Mossad,” agenti di alto rango della Stasi (l’ex-servizio segreto della Germania dell’Est), o agenti libici che organizzano attacchi terroristici utilizzando individui opportuni, per esempio i “combattenti per la libertà” [nel testo, freedom fighters] palestinesi e arabi.

I terroristi che hanno effettivamente commesso quel crimine sono ciò che von Bülow chiama “il livello operativo,” quali i 19 arabi accusati di aver dirottato gli aeroplani coinvolti nell’attentato dell’11 settembre.

“Il livello operativo fa parte dell’inganno,” ha detto.

(Nota aggiunta: Questa tattica si chiama “operazione a bandiera falsa” o “arruolamento a bandiera falsa,” usato sia dalla CIA che dal Mossad per scopi di propaganda.)

“Il 95% del lavoro dei servizi segreti nel mondo consiste in inganni e in disinformazione,” ha detto von Bülow, poi ampiamente diffusi dai principali mezzi di comunicazione di massa per creare una versione accettata degli eventi.

“I giornalisti non sollevano nemmeno le domande più semplici,” ha affermato, aggiungendo: “coloro che si scostano [dalla versione ufficiale] sono bollati come folli.”

Sia Werthebach che von Bülow hanno detto che la mancanza di un indagine aperta e ufficiale, come si fa nel caso delle udienze congressuali, per gli eventi dell’attacco dell’11 settembre è incomprensibile.

Horst Ehmke, coordinatore dei servizi segreti tedeschi direttamente sotto il primo ministro tedesco Willi Brandt negli anni 1970, ha previsto un attacco terrorista del genere nel suo racconto Torches of Heaven [letteralmente, Torce del paradiso], pubblicato l’anno scorso, in cui a Berlino i terroristi turchi schiantavano alcuni aeroplani.

Benché Ehmke abbia atteso a lungo “attacchi di fondamentalisti,” quando vide le immagini televisive dell’attentato dell’11 settembre, disse che sembravano una “produzione di Hollywood.”

“I terroristi non potrebbero aver condotto un’operazione del genere in cui sono stati dirottati 4 aeroplani senza il supporto di un servizio segreto,” ha detto Ehmke, benché non abbia voluto puntare il dito contro qualche servizio segreto in particolare.

“La cosa più importante nella lotta contro i terroristi che stanno abusando della religione è la battaglia per lo spirito delle persone e delle nazioni,” ha dichiarato Ehmke. “Se questo non si risolverà con successo, il 21° secolo potrebbe essere un secolo più sanguinario del precedente.”

Un ex-agente della Stasi, che aveva avvertito il servizio segreto tedesco che ci sarebbe stato un attacco terroristico tra il 10 e il 20 di settembre, ha detto all’American Free Press che probabilmente Jürgen Rogalla, un capo di alto rango della Stasi “specialista di terrorismo che riguarda aeroplani,” aveva avuto un ruolo in quell’attacco, insieme ad Abu Nidal.

Sia Nidal che Rogalla lavorano con il Mossad, ha affermato all’American Free Press l’ex-agente. Nidal è dato per presente a Baghdad ed è un “funzionario dirigente che coordina alcuni agenti del Mossad.”

L’agente ha affermato che Nidal era “coinvolto direttamente” negli eventi dell’11 settembre. L’attacco dell’11 settembre è stato un atto nella preparazione di un attacco più vasto contro gli Stati Uniti, parte di un “vecchio piano,” ha detto l’agente. Basandosi sulla prescienza di questo piano, l’agente ha affermato che altri attacchi erano imminenti e che tra i prossimi bersagli avrebbero potuto esserci le portaerei [statunitensi].

Rogalla era responsabile della “conversione di uomini della NATO” in spie per l’Est. Reiner Rupp, una delle spie NATO dell’Est, noto come “Topaz” [letteralmente, Topazio], forniva alla Stasi e ai russi le informazioni più segrete dell’organizzazione, fino a quando, nel 1993, non è stato scoperto dal BND, il servizio segreto tedesco.

“Le prove che legano questi israeliani all’attentato dell’11 settembre sono segretate. Non posso parlarvi di queste prove. Sono informazioni segretate.”
— un funzionario statunitense

(citazione da un servizio giornalista di Carl Cameron trasmesso su Fox News vertente sul giro di spie israeliane e la relativa connessione all’attacco dell’11 settembre)

(*) Christopher Bollyn lavorava per l’American Free Press, prima che si rendesse conto che si trattava di un giornale manovrato dagli ebrei criminali, ndt.
(**) In base a sviluppi successivi sembra che anche Andreas von Bülow faccia parte della rete criminale giudaica, ndt.
(***) Si fa riferimento al libro Abu Nidal: A Gun for Hire / The Secret Life of the World’s Most Notorious Arab Terrorist [letteralmente, Abu Nidal: un'arma da fuoco in affitto / La storia segreta del più famoso terrorista arabo] di Patrick Seale, nel quale si mostra che il famoso terrorista palestinese Abu Nidal, responsabile tra l’altro della strage di Fiumicino del 1985, lavorasse segretamente per gli israeliani, ndt.



Bloccata l’indagine sul terrorismo

Secondo quanto affermato da 2 analisti dei servizi segreti francesi, l’amministrazione Bush (non eletta), sotto l’influenza delle compagnie petrolifere statunitensi, ha bloccato le indagini sul terrorismo compiute dal Secret Service (*), mentre essa contrattava per la consegna di Osama Bin Laden con i talebani, in cambio del riconoscimento politico e di aiuti economici.

In Bin Laden, Verite Interdite (“Bin Laden: La verità proibita”), un libro pubblicato di recente, gli autori, Jean-Charles Brisard e Guillaume Dasquie, rivelano che John O’Neill, il vice-direttore dell’FBI, aveva dato le dimissioni nel luglio [2001] per protestare l’ostruzione ufficiale alle sue indagini sul terrorismo.

O’Neill è stato a capo della sicurezza nazionale [degli USA] a New York; quando era all’FBI O’Neill aveva condotto un’indagine su Osama Bin Laden, prevedendo la possibilità di un attacco organizzato da terroristi operanti all’interno della nazione.

O’Neill ha indagato l’attentato dinamitardo al cacciatorpediniere USS Cole in Yemen, l’attacco dinamitardo alle ambasciate statunitensi in Kenya e in Tanzania, e l’attacco dinamitardo del 1993 al World Trade Center.

Nel 1995 agenti dell’FBI diretti da O’Neill hanno catturato Ramzi Yousef, sospettato di essere un luogotenente di Bin Laden e condannato per l’attacco dinamitardo al World Trade Center.

O’Neill era considerato una punta di diamante tra gli investigatori ed era noto per la sua combattività. Non era stato ammesso a entrare nello Yemen da Barbara Bodine, l’ambasciatrice statunitense in quella nazione. Secondo quanto riportato, quella disputa aveva coinvolto una lotta tra il Dipartimento di stato degli USA e l’FBI, rappresentata da O’Neill, la quale voleva avere accesso ai sospetti yemeniti.

O’Neill, 49enne, venne assunto in qualità di capo della sicurezza al World Trade Center dopo una carriera durata 25 anni all’FBI; morì l’11 settembre 2001, al suo primo giorno del suo nuovo lavoro, nel noto attentato, dopo essere rientrato nell’edificio per aiutare gli altri.

Brisard disse che O’Neill aveva detto loro che “l’ostacolo principale nell’indagare il terrorismo islamico era dato dagli interessi delle società petrolifere statunitensi e dal ruolo che in esso aveva avuto l’Arabia Saudita.”

(Nota aggiunta: Il regime non eletto di Bush è pieno di individui dell’industria del petrolio e la famiglia Bush è stata coinvolta nel settore petrolifero per lungo tempo. George Bush padre è stato anche direttore della CIA sotto il presidente Ford, nel periodo dal 1974 al 1976.)

Secondo il giornale londinese The Guardian, 2 mesi prima degli assalti terroristici a New York e Washington [dell’11 settembre 2001], Bin Laden e i talebani sono stati minacciati di essere colpiti dai militari statunitensi.

Gli avvertimenti ai talebani sono scaturiti da un incontro di 4 giorni tra statunitensi, russi, iraniani, e pakistani tutti di alto livello in un albergo a Berlino a metà luglio [2001]. L’incontro ha avuto luogo con la mediazione di Francesc Vendrell, rappresentante personale del segretario generale dell’ONU Kofi Annan, per discutere la situazione in Afghanistan.

I 3 statunitensi presenti all’incontro di Berlino erano Tom Simons, ex-ambasciatore statunitense in Pakistan, Karl “Rick” Inderfurth, ex-sottosegretario di stato per gli affari nell’Asia meridionale, e Lee Coldren, a capo fino al 1997 dell’ufficio del dipartimento di stato degli USA per gli affari in Pakistan, Afghanistan, e Bangladesh.

Si sono tenuti altri incontri organizzati da Vendrell in cui “erano presenti rappresentanti del governo USA, della Russia, e di 6 nazioni che confinano con l’Afghanistan,” secondo gli autori francesi. “Qualche volta, al tavolo sedevano anche rappresentanti dei talebani.”

La conferenza di Berlino è stata il terzo incontro dal novembre 2000 organizzato da Vendrell. Trattandosi di un incontro dell’ONU, il suo programma ufficiale era limitato presumibilmente al tentativo di trovare una soluzione negoziata alla guerra civile in Afghanistan, di porre fine al terrorismo e al traffico di eroina, e di discutere degli aiuti umanitari.

(*) Il Secret Service, letteralmente Servizio segreto, è un'ente degli USA che, a dispetto del nome indaga sui reati di frode, sul furto finanziario, e sulla criminalità informatica, ndt.


“Un tappeto d’oro – o di bombe”

In Afghanistan l’obbiettivo primario del governo USA era consolidare la posizione del regime talebano per guadagnarsi l’accesso alle riserve di petrolio e di gas naturale dell’Asia Centrale, hanno scritto gli autori francesi.

Fino ad agosto, il governo statunitense vedeva il regime talebano “come una fonte di stabilità nell’Asia Centrale che avrebbe permesso la costruzione di un oleodotto che attraversa quell’area,” connettendo i ricchi giacimenti petroliferi di Turkmenistan, Uzbekistan, e Kazakistan, all’Oceano Indiano, passando per l’Afghanistan e per il Pakistan, hanno aggiunto.

“Le riserve di petrolio e di gas naturale dell’Asia Centrale erano sotto il controllo della Russia. Il governo Bush voleva cambiare tutto ciò,” riporta il libro. Quando i talebani hanno rifiutato di accettare le condizioni statunitensi, “questa logica di messa in sicurezza dell’approvvigionamento energetico è mutata in una logica di messa in sicurezza dal punto di vista militare.”

“Gli statunitensi ci hanno indicato che, nel caso i talebani non si fossero comportati bene e anche il Pakistan non ci avesse aiutato a influenzare i talebani, agli USA sarebbe rimasta come unica opzione quella di un’azione palese contro l’Afghanistan,” ha detto Niaz Naik, un ex-ministro degli esteri del Pakistan, che aveva preso parte a quegli incontri.

Durante i “6 più 2” incontri tenutisi a Berlino nel luglio [2001], le discussioni vertevano su “la formazione di un governo di unità nazionale. Se i talebani avessero accettato questa coalizione, avrebbero ricevuto immediatamente aiuti economici internazionali,” ha dichiarato Naik alla televisione francese.

“E sarebbero arrivate le tubature dal Kazakistan e dall’Uzbekistan,” ha aggiunto.

Naik ha affermato anche che Tom Simons, il rappresentante degli Stati Uniti presente a quegli incontri, ha minacciato apertamente i talebani e il Pakistan.

“Simons ha detto: «O i talebani si comportano come si deve, o il Pakistan li convince a comportarsi come si deve, o ricorreremo a un’altra opzione». Le parole utilizzate da Simons erano «un’operazione militare»,” ha detto Naik.

“A un certo punto durante le trattative, i rappresentanti degli USA hanno detto ai talebani «o accettate la nostra offerta di un tappeto d’oro o vi compriamo un tappeto di bombe»,” ha affermato Brisard in un’intervista a Parigi.

Secondo quanto riportato nel libro, il governo Bush ha iniziato a negoziare con i talebani nel febbraio [2001], subito dopo essere andato al potere. I rappresentanti diplomatici degli Stati Uniti e dei talebani si sono incontrati parecchie volte a Washington, Berlino, e Islamabad.

Per ripulire la propria immagine negli USA, i talebani hanno perfino assunto un’esperta statunitense di pubbliche relazioni, tale Laila Helms.

Gli autori affermano che la Helms è anche un’esperta nei lavori dei servizi segreti statunitensi dato che suo zio, Richard Helms, è un ex-direttore della CIA.


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(*) MIA, ovvero “Missing in Action,” si traduce in “disperso in un’azione di guerra.”