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Una definizione: chi è un sionista?

Spesso la domanda chi sia un sionista dà luogo a un dibattito sterile sulla semantica, piuttosto che su una qualche sostanza. Il controverso scrittore israeliano Abraham B. Yehoshua, si fa strada in tale questione e arriva a una definizione conclusiva.

Autore: Abraham B. Yehoshua

Data di pubblicazione: 8 aprile 2003

Pubblicato originariamente dall’Union of jewish Students [letteralmente, Unione degli studenti ebrei] con il titolo “Sionismo: ricetta per il futuro ebraico.”

I termini “sionista” e “sionismo” indicano concetti per i quali vi è molta confusione. Qualcuno parla nel nome del sionismo “autentico,” altri nel nome del sionismo “umanistico,” altri nel nome del “grande” sionismo, e altri ancora nel nome del sionismo “originale.”

A quanto pare è giunto il momento di stabilire con precisione e con chiarezza una definizione formale realistica di questo termine. Definizioni del genere “il legame tra il popolo di Israele, la Torah di Israele, e la Terra di Israele” non ci aiuteranno a capire né perché, ad esempio, consideriamo quelli di Neturai Karta anti-sionisti, benché sottoscrivano di cuore alla formulazione di cui sopra, né perché i sionisti, che non credono tutti nella Torah di Israele e di certo non ne seguono i comandamenti, sono considerati sionisti.

Definizioni banali come “la credenza nell’esistenza del popolo ebraico in Eretz Israel” o “la lotta per l’esistenza dello stato di Israele” non forniscono nessun sentore del motivo per cui il sionismo è stato condannato all’assemblea delle Nazioni Unite da un paese come la Svezia. A uno svedese è permesso amare il suo popolo e la sua nazione, ma a un ebreo è vietato amare il suo paese?!

Una definizione come “il diritto del popolo ebraico a tutta la terra di Israele” porrebbe qualcuno come Ben-Gurion di fuori dei limiti del sionismo dato che era disposto a rinunciare a quelle parti di Eretz Israel prese nella Guerra dei sei giorni.

La definizione avanzata dalla sinistra sionista - “il movimento di liberazione nazionale del popolo ebraico” - è complessivamente un pantano. Non so da chi il popolo ebraico dovrebbe essere liberato. Dagli statunitensi? Gli britannici? E cosa dire della stessa Israele? Non siamo liberati?

Altri sostengono che sionista è chi viene a stabilirsi in Eretz Israel. Se così fosse, che dire di tutti coloro che sono nati qui: non sarebbero veri sionisti? Ciascuna di queste definizioni crea confusione...

Cercherò qui di proporre definizioni formali e precise di questo concetto. Fino alla creazione dello stato d’Israele, un sionista era definito come “qualcuno ... che vuole stabilire uno stato ebraico in Eretz Israel.”

La parola chiave in questa definizione è “stato.” Alla base della visione sionista c’era l’ambizione di creare uno stato. Il sionismo necessitava della piena sovranità più di ogni altro movimento nazionale perché richiedeva il diritto illimitato di immigrare e di stabirirsi in quelle terre e ciò poteva essere realizzato solo con una sovranità piena.

Ovviamente ci sono state differenze nelle tattiche da adottare per raggiungere l’obiettivo. Alcuni al riguardo sono stati completamente sinceri, altri volevano rimanere in silenzio fino a quando non fosse stabilita una maggioranza ebraica in Eretz Israel. Alcuni pensavano in termini di uno stato bi-nazionale, altri a una partizione, e altri ancora a tutta la terra di Eretz Israel.

Ci sono stati sionisti che erano socialisti, religiosi, borghesi, o nazionalisti. Ciascuno di loro aveva il proprio sogno e la propria ideologia, ma comune a tutti in quanto sionisti era l’obiettivo finale della creazione di uno stato ebraico in Eretz Israel.

Una volta stabilito tale stato si sarebbe potuto dire che il sionismo era “finito” avendo compiuto la sua missione. Lo scalatore cessa di essere tale una volta raggiunta la vetta; la definizione quindi doveva essere cambiata.

Il desiderio di creare uno stato ebraico in Eretz Israel non poteva più definire il termine “sionista” dal momento che lo stato di Israele era già stato creato. La definizione che si addice al periodo successivo il 1948 è quindi la seguente: sionista è chi accetta il principio secondo cui lo stato di Israele appartiene non solo ai suoi cittadini, ma anche a tutto il popolo ebraico.

Questa è la definizione e, a mio avviso, ciò che è più importante è l’ultimo punto, ovvero che i sionisti considerano lo stato di Israele come appartenente al popolo ebraico nel suo complesso.

Il sionismo non è una ideologia esaustiva. Dichiarandosi sionisti, di sé si dice molto poco e rimane infatti da chiarire la propria posizione sul suo rapporto con la società, sul problema dei territori, sulle questioni della religione e dello stato, sul problema delle disuguaglianze sociali, e su altro. Il sionismo non può sostituire un’ideologia, come il socialismo, il liberalismo, o la religiosità...